Positività al drug test

Un obbligo normativo per la sicurezza sul lavoro

Nel panorama della medicina del lavoro, i drug test rappresentano una componente sempre più cruciale e, al contempo, controversa. L’obbligo di sottoporre i lavoratori a controlli per la verifica dell’assenza di tossicodipendenza o dell’abuso di alcol è sancito da precise normative, volte a garantire la sicurezza e la salute non solo del singolo dipendente, ma dell’intero ambiente lavorativo e, in ultima analisi, della collettività.

Settori ad alto rischio, come il trasporto, l’edilizia, la sanità e le professioni che implicano l’utilizzo di macchinari complessi, vedono nei drug test uno strumento indispensabile per prevenire incidenti gravi, ridurre i rischi di infortunio e tutelare l’integrità fisica e mentale di tutti gli attori coinvolti.

La normativa di riferimento, in Italia, è principalmente il Decreto Legislativo 81/08 (Testo Unico sulla Salute e Sicurezza sul Lavoro), integrato da Accordi Stato-Regioni che definiscono le modalità operative e i criteri di applicazione.

La procedura di raccolta

Per garantire la corretta esecuzione e la validità legale, deve essere rispettata un determinata procedura:

  • Identificazione del Lavoratore: il lavoratore deve essere identificato in modo inequivocabile tramite documento d’identità.
  • Compilazione della Modulistica: viene compilato un verbale di raccolta del campione, che riporta data, ora, identificativo del lavoratore, informazioni importanti quali terapia farmacologica, interventi chirurgici e cure odontoiatriche recenti, sottoscrizione da parte dell’operatore sanitario e del lavoratore
  • Raccolta del Campione: La raccolta delle urine avviene in un ambiente riservato, ma sotto stretta sorveglianza per prevenire tentativi di manomissione o sostituzione del campione. È un momento potenzialmente imbarazzante per il lavoratore, ma necessario per la validità legale del test.

Drug test rapido di screening

Solitamente viene effettuato in prima istanza un test rapido di screening. Questo tipo di esame, relativamente veloce, viene generalmente condotto direttamente sul luogo di lavoro o presso la struttura di medicina del lavoro, dal medico competente o da personale sanitario appositamente formato.

L’obiettivo primario del test di screening è quello di identificare in modo preliminare la presenza di determinate categorie di sostanze stupefacenti.

I test rapidi di screening utilizzano principi immunocromatografici (cartina tornasole) che permettono di rilevare la presenza di metaboliti delle droghe.

Le sostanze più comunemente ricercate includono:

  • Cannabinoidi (THC): Derivati dalla cannabis (marijuana, hashish).
  • Oppioidi: Morfina, eroina, codeina.
  • Cocaina: E i suoi metaboliti.
  • Anfetamine e Metanfetamine: Compresi MDMA (ecstasy).
  • Benzodiazepine: Farmaci ansiolitici e ipnotici, sebbene la loro ricerca possa dipendere da specifiche direttive o sospetti.

È fondamentale sottolineare che il test di screening è, per sua natura, un esame presuntivo. Ciò significa che un risultato positivo al test rapido non costituisce di per sé una diagnosi definitiva di tossicodipendenza o abuso di sostanze.

Esistono infatti diverse variabili che possono portare a un “falso positivo“, ovvero a un risultato che indica la presenza di una sostanza quando in realtà non è stata assunta.

Queste variabili possono includere l’assunzione di farmaci (anche da banco), l’ingestione di determinati alimenti (ad esempio, semi di papavero che possono contenere tracce di oppioidi), o la presenza di patologie metaboliche.

Per questo motivo, ogni risultato positivo al test di screening richiede obbligatoriamente un passaggio successivo: l’analisi di conferma.

Drug test di screening positivo? L’analisi di conferma

Nel momento in cui il test rapido di screening restituisce un risultato positivo di uno o più metaboliti, si attiva una procedura ben definita, volta a garantire la correttezza del processo e la tutela dei diritti del lavoratore, pur mantenendo la priorità della sicurezza.

  • Suddivisione del Campione (Aliquote A – B – C): il campione di urina viene suddiviso in aliquote distinte che verranno utilizzate per il test di conferma e, in caso di ulteriore positività e di richiesta da parte del lavoratore, di un ulteriore test presso un laboratorio di propria fiducia
  • Etichettatura e Sigillatura: ogni provetta viene etichettata con un codice identificativo univoco (per garantire l’anonimato del lavoratore nel laboratorio) e sigillata in modo inequivocabile alla presenza del lavoratore stesso. Il lavoratore viene invitato a siglare o apporre la propria impronta digitale sui sigilli per certificare l’integrità del campione.
  • Catena di Custodia: la catena di custodia è un elemento critico. Dal momento della raccolta fino all’arrivo in laboratorio, ogni passaggio del campione deve essere documentato. Chiunque manipoli il campione deve firmare e datare un registro, garantendo che il campione non sia stato alterato o sostituito. Eventuali interruzioni o anomalie nella catena di custodia possono invalidare l’intero processo.
  • Invio al Laboratorio Accreditato: le aliquote, vengono inviate il più rapidamente possibile a un laboratorio specializzato e accreditato per le analisi tossicologiche di conferma. Questi laboratori utilizzano tecniche analitiche altamente sofisticate e precise, come la gascromatografia accoppiata alla spettrometria di massa (GC/MS) o la cromatografia liquida accoppiata alla spettrometria di massa (LC/MS/MS), che sono in grado di identificare e quantificare con certezza le sostanze stupefacenti e i loro metaboliti, eliminando i rischi di falsi positivi.

Cosa fare in attesa del risultato del test di conferma

  • Immediata sospensione cautelativa dalla mansione a rischio: la prima e più immediata conseguenza di un test di screening positivo è la sospensione cautelativa del lavoratore dalla mansione per la quale è previsto il drug test. Questa misura non è una sanzione, ma una precauzione necessaria per tutelare la sicurezza del lavoratore stesso e degli altri. Il lavoratore non viene licenziato o licenziabile a priori, ma viene temporaneamente allontanato da quelle attività che richiedono lucidità e assenza di alterazioni psico-fisiche. In molti casi, l’azienda potrà adibire il lavoratore a mansioni diverse, che non comportino rischi specifici legati all’uso di sostanze. È importante che questa sospensione venga comunicata in modo chiaro e riservato, tutelando la dignità del lavoratore.
  • Informazione al lavoratore e al datore di lavoro (nel rispetto della Privacy): Il medico competente ha l’obbligo di informare il lavoratore del risultato positivo del test di screening. Contestualmente, il medico competente informerà il datore di lavoro dell’inidoneità temporanea del lavoratore a svolgere la specifica mansione a rischio, senza però rivelare la natura specifica del test o la sostanza rilevata. La privacy del lavoratore è tutelata da normative stringenti (GDPR in primis) e il medico competente agisce come garante di questa riservatezza.

Esito del drug test di conferma

  • Test di conferma negativo: se l’analisi di conferma risulta negativa, il lavoratore viene immediatamente reintegrato nella sua mansione abituale. Il medico competente rilascia un giudizio di idoneità alla mansione.
  • Test di conferma positivo: Questo è lo scenario che richiede la massima attenzione e che innesca le conseguenze più serie.

Se il test di conferma rileva la presenza di sostanze stupefacenti, il medico competente emette un giudizio di inidoneità permanente (o temporanea ma prolungata) alla mansione specifica che richiedeva il drug test.

Il lavoratore viene informato del risultato e, se lo desidera, ha il diritto di richiedere una contro-analisi, a proprie spese. La contro-analisi deve essere effettuata da un laboratorio terzo, scelto dal lavoratore e accreditato, nel rispetto delle medesime procedure di garanzia e catena di custodia.

Le gravi conseguenze di un drug test di conferma positivo: non solo lavorative

Un test di conferma positivo alle sostanze stupefacenti in ambito lavorativo apre le porte a una serie di conseguenze, che vanno ben oltre la mera perdita del posto di lavoro, arrivando a toccare la sfera penale.

Conseguenze lavorative

  • Inidoneità alla mansione e licenziamento per giusta causa: il medico competente emetterà un giudizio di inidoneità alla mansione a rischio. L’azienda, a questo punto, si trova di fronte a diverse opzioni:
    • Ricollocazione: se possibile, l’azienda può tentare di ricollocare il lavoratore in una mansione diversa, per la quale non è richiesta l’assenza di tossicodipendenza e per la quale il lavoratore risulta idoneo. Questa opzione è spesso ricercata in un’ottica di tutela del posto di lavoro e di reinserimento.
    • Licenziamento per giusta causa: nella maggior parte dei casi, la positività al drug test di conferma per mansioni a rischio rappresenta una violazione grave dei doveri di diligenza, fedeltà e sicurezza, tale da compromettere irrimediabilmente il rapporto fiduciario tra datore di lavoro e dipendente. Questo può portare al licenziamento per giusta causa, senza preavviso e senza diritto all’indennità di preavviso. Le sentenze giurisprudenziali in merito sono numerose e consolidate, riconoscendo la grave inadempienza del lavoratore che mette a rischio la propria e altrui incolumità.
  • Trattamento sanitario e percorsi di recupero: la normativa italiana, in un’ottica di tutela della salute, prevede che il lavoratore con accertata tossicodipendenza abbia diritto e/o l’obbligo di intraprendere un percorso di recupero presso i Servizi per le Dipendenze (SerD) delle ASL. Questo percorso può includere terapie mediche, supporto psicologico e programmi di riabilitazione. Il completamento positivo di tale percorso, e l’esito negativo di successivi controlli, potrebbe in alcuni casi (ma non è un obbligo per il datore di lavoro) aprire la strada a un eventuale reintegro, seppur con tempistiche e modalità da concordare e valutare caso per caso.

Conseguenze penali

È qui che la situazione si fa estremamente delicata e potenzialmente grave per il lavoratore.

La normativa italiana in materia di stupefacenti (DPR 309/90 e successive modifiche) è molto severa e non contempla solo il reato di spaccio, ma anche l’uso e la detenzione di sostanze.

  • Art. 75 DPR 309/90: uso personale di stupefacenti: la positività al drug test in ambito lavorativo, pur non costituendo di per sé una prova diretta di detenzione o spaccio, può portare a una segnalazione alle autorità competenti per “uso personale di stupefacenti” ai sensi dell’articolo 75 del DPR 309/90. Questo articolo punisce non l’uso in sé come reato penale, ma l’illecito amministrativo legato alla detenzione per uso personale.
    • Iter amministrativo: la segnalazione alla Prefettura può comportare l’applicazione di sanzioni amministrative, come la sospensione della patente di guida, del passaporto, della licenza di porto d’armi, o del permesso di soggiorno per i cittadini stranieri. La durata di queste sospensioni varia a seconda della sostanza e delle circostanze, ma può essere significativa. La Prefettura convoca il segnalato per un colloquio con un funzionario e, se del caso, lo invita a seguire un programma terapeutico-riabilitativo. L’esito positivo del programma può estinguere le sanzioni.
    • Difficoltà nella guida di veicoli: la sospensione della patente di guida è una conseguenza quasi automatica e particolarmente gravosa per i lavoratori che utilizzano veicoli come parte integrante della loro mansione o per recarsi al lavoro.
  • Art. 186 Codice della Strada: guida sotto l’influenza di stupefacenti (e implicazioni lavorative): Se il lavoratore, a seguito di un test positivo, viene trovato alla guida di un veicolo (anche non aziendale) o di un macchinario sul luogo di lavoro in stato di alterazione psico-fisica dovuta all’assunzione di sostanze stupefacenti, si configura il reato previsto dall’articolo 186 del Codice della Strada (in realtà, per le droghe, è l’art. 187 C.d.S.). Questo è un reato penale, punito con l’arresto e l’ammenda, e con la sospensione o revoca della patente di guida. L’azienda, consapevole della positività del lavoratore, potrebbe essere chiamata in causa se non ha adottato le misure preventive necessarie, rendendo ancora più critica la posizione del dipendente. Anche se il test sul lavoro non è stato fatto per la guida, la conoscenza della positività può innescare una serie di controlli e provvedimenti.
  • Rischio di reati più gravi in caso di incidenti: la situazione diventa drammatica se la positività del lavoratore è accertata in seguito a un incidente sul lavoro (o stradale durante l’attività lavorativa) che ha causato lesioni gravi o gravissime, o addirittura la morte di terzi o del lavoratore stesso. In questi scenari, la presenza di sostanze stupefacenti nell’organismo può aggravare notevolmente la posizione penale del lavoratore, configurando reati come lesioni personali gravi/gravissime o omicidio colposo, spesso con l’aggravante della guida in stato di alterazione. Le pene in questi casi sono severe e possono includere la reclusione.
  • Danno reputazionale e conseguenze a lungo termine: al di là delle sanzioni immediate, un test di conferma positivo può avere un impatto duraturo sulla reputazione professionale del lavoratore, rendendo difficile il reinserimento nel mondo del lavoro, specialmente in settori che richiedono un alto livello di affidabilità e responsabilità. Il casellario giudiziale, se si procede penalmente, potrebbe essere macchiato, con ripercussioni negative per futuri impieghi.

Prevenzione e supporto: un dovere etico e legale

Di fronte a un quadro così stringente, la prevenzione assume un ruolo fondamentale.

Le aziende hanno il dovere di promuovere la cultura della sicurezza, informando i lavoratori sui rischi legati all’uso di sostanze e sulle conseguenze dei drug test.

Campagne di sensibilizzazione, formazione e la disponibilità di canali di supporto confidenziali possono fare la differenza.

Percorsi di sensibilizzazione sull’uso di sostanze stupefacenti rientra negli interventi riconosciuti per la riduzione del tasso del tasso INAIL (OT23)

Per i lavoratori che si trovano in difficoltà con l’abuso di sostanze, è cruciale cercare aiuto prima che la situazione degeneri e porti a conseguenze irreversibili.

I SerD offrono servizi di diagnosi, cura e riabilitazione gratuiti e riservati.

La collaborazione tra il medico competente, il datore di lavoro e i servizi sanitari territoriali è essenziale per costruire percorsi di recupero che, pur nel rispetto delle normative sulla sicurezza, possano offrire una seconda possibilità.

I drug test nella medicina del lavoro sono uno strumento indispensabile per garantire la sicurezza e la salute in ambienti ad alto rischio.

La procedura, dal test di screening all’analisi di conferma, è regolamentata con rigore per assicurare la validità dei risultati e la tutela dei diritti del lavoratore. Tuttavia, un test di conferma positivo alle sostanze stupefacenti non è un semplice “incidente” amministrativo o disciplinare; è un evento che innesca una serie di gravi conseguenze, che possono estendersi dalla perdita del posto di lavoro a sanzioni amministrative e, nei casi più gravi, a imputazioni penali con pene detentive.

La consapevolezza di queste implicazioni è fondamentale per tutti i lavoratori, in particolare per coloro che operano in settori normati da queste procedure.

Altrettanto importante è la comprensione, da parte delle aziende, non solo dei propri obblighi di controllo, ma anche del ruolo cruciale che possono svolgere nella prevenzione e nel supporto, offrendo percorsi di recupero e reinserimento quando possibile.

In un’ottica di sicurezza globale, l’equilibrio tra la necessità di prevenire incidenti e la tutela della dignità e dei diritti del lavoratore rimane una sfida costante, ma necessaria, per una medicina del lavoro efficace e socialmente responsabile.

Per approfondire

Assunzione e abuso di droghe

Assunzione e abuso di alcol

Riduzione del tasso INAIL